Minimalismo Digitale: da dove iniziare?

Partiamo a piccoli passi…

Cos’è il Minimalismo digitale?

Semplicemente è applicare il concetto ” meno è meglio” al mondo digitale, mondo che occupa ormai una larga parte della nostra vita.

Evidenzierei due categorie principali, che vanno trattate in modo completamente diverso: la prima riguarda i contenuti digitali personali , la seconda è composta da Social, email e simili.

In questo articolo parlerò della più ostica, ovvero della prima categoria, che richiede sicuramente maggior tempo a disposizione.

In questi anni di “era digitale”, ho accumulato svariati contenuti personali su diverse forme di dispositivi.

Di seguito vi farò un elenco di quelli più usuali:

  • cd;
  • dvd;
  • pen drive;
  • memorie sd;
  • smartphone;
  • fotocamere digitali;
  • pc;
  • tablet;
  • hard disk.

In un cassetto della mia camera avevo accumulato questi dispositivi contenenti foto, video, documenti e audio di diversi anni, importanti o meno, che puntualmente mi ripromettevo di visionare e selezionare, senza sapere mai da che punto iniziare.

A distanza di anni, dopo aver approcciato al minimalismo mi sono sentita in dovere ed in grado di farlo, dando risalto a ricordi ormai dimenticati e lasciando andare contenuti ormai privi di valore personale.

Come in un normale decluttering viene consigliato di porre in un unico posto tutti gli oggetti da valutare con calma, così io ho posto in un unico posto tutti i dispositivi contenenti materiali digitali, dividendoli secondo le categorie sopracitate.

Munita di una memoria esterna abbastanza grande da contenere tutto il materiale, ho iniziato, aiutandomi con un pc, a spostare e raggruppare i contenuti di ogni categoria.

Ci ritroveremo a questo punto, più o meno con una situazione come mostra questa foto:

Fase 1: Raggruppare

Ci troveremo con una serie di cartelle, file diversi tutti in un unico posto.

Il passaggio successivo sarà creare delle cartelle come se fossero dei cassetti, che contengano ogni tipologia di formato digitale.

Un esempio potrebbe essere:

  • foto;
  • video;
  • audio;
  • software;
  • documenti.
Fase 2: Dividere per categorie

Spostiamo adesso ogni foto nella propria cartella e a seguire ogni formato nella rispettiva cartella.

Avremo una schermata iniziale ordinata, con poche cartelle ed entrando in ognuna troveremo solo quel tipo di file digitale, che sia file immagine, file video o un documento.

Contenuto cartella “Fotografie”

A questo punto, avendo dato un senso a tutto il materiale digitale precedentemente sparso e disordinato, possiamo passare alla visione dei contenuti di ogni cartella e alla scelta di cosa tenere e cosa lasciare andare.

Una volta fatto questo, possiamo raggruppare i contenuti a loro volta in altre sottocategorie. Io consiglierei per foto e video di seguire un ordine cronologico, oppure come per i documenti un raggruppamento in ordine di contenuto.

Ordine di contenuto.

Spero che la mia esperienza sia di aiuto a molti di voi, in seguito vi parlerò del decluttering di “Social, email e altro”.

Anche se il processo di decluttering digitale richiede impegno e tempo come quello degli oggetti di vita reale, posso assicurare che poter accedere facilmente a ricordi passati e documenti importanti in pochissimo tempo, sapendo esattamente dove trovarli, darà enormi soddisfazioni. In più ogni nuovo ricordo e nuovo documento sarà facilmente archiviabile, lasciando in ordine il vostro materiale anche nei mesi ed anni futuri. 🙂

Lasciatemi volentieri dei commenti con vostri suggerimenti o domande, o seguitemi sulla mia pagina Facebook e Instagram.

Al prossimo articolo!

Minimalista in crescita, pro e contro

Intraprendere questa scelta di vita è stato impegnativo.

Ho la percezione che anche chi mi è più vicino abbia notato quanti benifici dia questo modo di vivere più consapevole.

Mi hanno osservato da vicino e spesso tratto soddisfazione dal mio modo di organizzare (ad esempio casa), dal recuperare o rendere monetizzabile ciò che era da smaltire, o semplicemente dal creare spazio in un ambiente prima saturo e confusionario.


Nonostante ciò, ancora prevale la resistenza ad emulare un cambiamento positivo, rendendosi partecipi in prima persona.


Ciò è ancora facilmente percepibile anche nel resto della società.

Si banalizza tutto col terminre “riordinare“, nel dire “è la classica moda momentanea” o “si, ho capito i benefici, ma io mi trovo con i prodotti che uso sempre/nel modo in cui faccio sempre”.


La nostra società consumista ha radicato profondamente in noi un veleno: l’immobilità.


Crediamo di fare (acquistare per lo più) ogni giorno cosa nuove, di evolverci, e invece siamo sempre allo stesso punto.


Come semi in una terra troppo usurata, non cresciamo più.

Il terreno è ormai arido.


La pandemia per me è stato il tempo di riposo.

Il tempo di riposo che un contadino concede ad un terreno di riprendersi e tornare fertile.


Molte cose sono rimaste uguali, molte altre invece sono cambiate nel corso di quest’ anno, eppure rendermi conto che “meno è meglio” e con tenacia ricordarmi di applicarlo ogni giorno, è tutt’oggi una delle più grandi sfide di crescita personale della mia vita.


Ho davvero bisogno di? Posso farne a meno? Conto fino a due giorni e mi chiedo, voglio ancora questa cosa? Come posso vivere meglio? Cosa mi serve davvero per dare valore alle mie giornate?


Minimalismo per me è solo in parte, la bella casa arredata, magari in stile scandinavo, con legno e piante da interno.


Per me è aria. L’aria che cambia ogni qualvolta degli oggetti inutili escono in modo “circolare” da casa mia. Quando vanno nelle mani di qualcuno a cui serve davvero, o che ne ha bisogno, o semplicemente donato per un fine culturale o superiore.


E’ passato quasi un anno da questa personale scoperta, ed ancora non posso dire di aver terminato la transizione.


Cambiare punto di vista è più impegnativo che cambiare un mobile d’arredo o il colore di un muro.


Abbiate coraggio di scegliere ciò che vi fa stare bene.


Di dare ciò che non fa parte più della vostra vita a chi ne ha bisogno!


Avendo cura di voi stessi e della natura, ogni singolo giorno, sempre al massimo delle vostre possibilità. Ogni giorno un pò di più.


O almeno provateci!!


Daremo spazio ad un nuovo futuro, con meno cose, o perlomeno giustamente distribuite e faremo più spazio, per noi, per i fiori e per il verde!


Vi lascio qui due link di documentari che vi consiglio:

Al prossimo articolo!

Vivere Plastic Free si può!

È una di quelle domande esistenziali che quando parliamo di “ambiente” ci poniamo.


Vivere liberi dalla plastica si può?

La risposta è si, e ve lo dimostrerò in questo articolo.


Ci sono varie azioni che ogni giorno compiamo con la certezza di dover utilizzare esclusivamente la plastica. Siamo abituati ed incastrati in uno stile di vita plastico-dipendente che oscura tutte le possibili alternative che attualmente e fortunatamente iniziamo ad avere a disposizione, anche in luoghi molto vicini a noi.


Il segreto è pensare: “Mi serve? C’è un’alternativa senza plastica? Se non c’è, quale delle possibili opzioni ha più senso acquistare? Se ho dei dubbi, meglio rimandare l’acquisto.”


Che sia l’acquisto di un semplice barattolo di yogurt o di una nuova spazzola per i capelli, il rituale nella nostra mente dovrà essere sempre lo stesso.


Analizziamo ora le azioni frequenti di vita quotidiana, dividendole in categorie.

In linea generale, io le classificherò così:
⦁ igiene personale;
⦁ articoli di cucina;
⦁ pulizia della casa.


Magari in seguito vi scriverò di categorie più specifiche come arredamento, abbigliamento, cosmetici femminili e maschili, case, automobili e accessori, cancelleria e così via.
Il principio “plastic-free” è applicabile ad ogni aspetto delle nostre vite.
Ma iniziamo da quelle basilari!


Igiene personale quotidiana
Chi di voi non vede alternativa ai normali detergenti ?


Shampoo, balsamo, sapone liquido, creme viso/corpo/piedi, maschere per capelli, spazzolino, dentifricio, filo interdentale e chi più ne ha più ne metta.


Tutto rigorosamente venduto in confezioni di plastica, che puntualmente alla fine del prodotto, o malauguratamente anche prima, vengono gettate per essere poi riacquistate.
In pratica un cane che si morde la coda.


Basterà guardarsi un pò intorno e sarà possibile trovare alternative valide, come i detergenti “solidi” o ,dove ciò non è possibile, detergenti di marchi che utlizzano flaconi di plastica riciclata o per lo più ricaricabili, permettendone il riutilizzo.
Ecco la mia personale alternativa plastic free:


Sconcertante vero?!
Sembra impensabile che tali oggetti abbiano le stesse funzioni dei precedenti. Eppure è cosi.
Pensateci quando sceglierete di acquistare l’ennesimo flacone o l’ennesimo spazzolino!


Articoli di Cucina
Ormai, anche a causa delle forzate restrizioni, passiamo sempre più tempo a casa e sopratutto nella nostra cucina.

Gran parte delle famiglie italiane fortunatamente utilizzano nelle proprie case stoviglie di ceramica e/o di vetro. La plastica per lo più, a dispetto di alcune eccezioni, diventa indispensabile in contesti come feste, pic nic ed eventi vari o per attrezzi specifici, magari di silicone.

Fin quando tali scelte di acquisto siano effettuate con un criterio di riutilizzo duraturo, quasi perenne, possono anche essere ammissibili.

Ma per i più comuni “usa e getta” esistono sempre più in commercio valide alternative decisamente incomparabili, come ad esempio stoviglie biodegradabili composte da materiali organici, di carta o di materiali riutilizzabili come il legno o il metallo.


Se siamo lavoratori o studenti fuori sede, con poco spazio a disposizione, ci vengono in aiuto kit di posate di bamboo, bicchieri biodegradabili in fibra di bamboo o bicchieri di ceramica e di vetro.

Basta pensare al riutilizzo di un contenitore di un semplice barattolo di cioccolata, ed è subito “I can drink”!


Una piccola parentesi va aperta sul consumo di acqua potabile a casa e fuori casa.
Milioni di bottiglie di plastica usa e getta possono essere un sogno. Da quando ho acquistato la mia prima caraffa filtrante tutto ha avuto più senso. Disponiamo di acqua potabile a casa, una fonte invidiata da molti paesi meno sviluppati, eppure continuiamo ad acquistare acqua potabile in bottiglie di plastica, facendo sforzi magari per arrivare ad un quinto piano senza ascensore. Vi invito ad informarvi qui: https://www.altroconsumo.it/alimentazione/acqua/guida-acquisto/caraffe-filtranti


Per le uscite fuori porta borraccia riutilizzabile, la mia prima era di vetro, poi ha fatto una brutta fine dopo un anno circa, quindi vi consiglierò una di metallo, magari termica come questa:


Pulizia della casa
Dare per scontato che ognuno di noi pulisca accuratamente la propria casa, non è cosa certa. Ma ciò che è certo invece è che ognuno di noi avrà nel proprio ripostiglio o semplicemente in casa, svariati accessori di pulizia, quali panni di microfibra di tutte le dimensioni, swiffer o facsimili in ogni forma, detersivi per ogni superficie di casa, secchi, bastoni per le scope, spazzoloni e palette. C’è chi ne ha intere “collezioni”.

In ogni caso tutto fuorchè non la plastica.

Eppure, perchè non optare per le alternative biodegradabili o addirittura compostabili? In una nota catena di supermercati, presente in tutta italia, quale l’MD, facilmente ho trovato questo prodotto:


Sostituto valido della microfibra, con facile possibilità di utilizzo anche per superfici più piccole semplicemente tagliandolo in più pezzi con una banalissima forbice.
In altro market ho acquistato a basso prezzo spugne di cellulosa vegetale come queste, che ho diviso a metà per ampliarne l’utilizzo.


Detergenti ecologici come quelli della Winni’s o altre marche sono sempre più in evoluzione e possono migliorare la sanificazione della nostra casa senza aggredire l’ambiente.


Utilizzare uno sgrassatore universale per pulire cucina, superfici ed oggetti è da folli? No.Quando il prodotto lo permette, è buon senso.


Perchè acquistare del detersivo per i vetri quando esiste l’aceto?!
Aceto: amato ingrediente per quasi tutti i detergenti fai da te. Che sia di vino o di mele. Il risultato è garantito.
Bicarbonato: suo ottimo alleato, non da meno potrà essere un fondamentale aiuto per le nostre pulizie casalinghe oltre che per il nostro portafoglio.

Una raccomandazione a questo punto è d’obbligo, qualora abbiate trovato interessante questo articolo e decidiate di intraprendere questo percorso di conversione, mi raccomando a voi, cambiate un prodotto solo dopo averlo terminato o fin quando sarà del tutto inutilizzabile!
Magari informatevi prima, andate in giro per negozi a trovare valide alternative, o semplicemente osservate di più o meglio quando fate la spesa nel vostro negozio di fiducia!
Il rischio è che una volta rotto o usurato l’oggetto in questione, senza aver avuto il tempo di trovare l’alternativa, potremmo essere tentati di ricomprarlo. No, no e no, non cadiamo in questa trappola.

Acquistate poco alla volta, quando trovate l’alternativa! Poi sostituite quando è l’ora.


In un mondo in evoluzione, evolviamo con esso.
Fai anche tu la scelta giusta!

Scegli di dire no alla plastica, poi il resto verrà da se.

Minimalismo: lo stile di vita che vorrei.

L’ anno nuovo è arrivato, tutti i nostri nuovi e vecchi propositi si incrociano adesso.

Lo scorso anno è iniziato con un solo pensiero fisso per me: viaggiare all’estero!

Dopo un anno travagliato, passato a dividermi tra lavoro e relazioni personali, l’unica cosa che mi auguravo e sognavo, letteralmente, era quella di prendere un aereo e volare via in Marocco. E nel febbraio 2020, appena prima dell’ imponente invasione nelle nostre vite del covid-19, ciò è avvenuto.


Sono tuttora grata per aver avuto quell’ opportunità. Quel viaggio mi ha segnato, e da allora la mia vita ha cambiato direzione, arrivando ad approcciare e poi intraprendere il minimalismo.


La strada è ancora in salita, quando avrò un appartamento personale ,forse, avrà tutto più senso, ma per ora cerco di gestire ogni mio effetto personale, materiale, immateriale o digitale che sia, attraverso l’approccio minimalista ed ora proverò a parlarvi di cosa si tratta.


La parola “minimalismo” ci invoca alla mente un certo modo di arredare, un certo stile di pittura, perfino un tipo di cibo, ma mai e dico mai un certo modo in cui vivere. Questo perchè spesso noi siamo abituati a vivere con tanto, in un mondo in cui la concezione di successo è rappresentata dall’immagine di un uomo e di una donna in grado di permettersi di tutto, ogni oggetto, ogni casa, ogni desiderio.


Ridurre al minimo. L’essenziale.

È invece questo l’obiettivo di un minimalista!


Considerate banalmente il riordino di una parete. Prendiamo ad esempio una mensola nella propria camera, tipo questa:

Normalità


Cosa vedete?


Ed in questa qui?

Minimalismo


Io riesco a vedere e sentire “spazio”.

Che bella parola!

Ci trasmette immediatamente un senso di libertà , come quando diciamo “voglio il mio spazio.. devo prendermi dello spazio.. fatemi spazio.. “ o altre espressioni come queste. Appena le pronunciamo, sentiamo una ventata d’aria fresca interiore!

Ed anche quando osserviamo questo spazio, ormai come desiderato, il risultato è sempre lo stesso: una grande soddisfazione ci avvolge e la nostra vita, seppur per un attimo si rasserena.

Chi è amante dell’ordine quanto me, lo sa molto bene!


Ma il minimalismo è un concetto più profondo.

È applicare la regola delle 3R in ogni aspetto e settore della nostra vita.


“Raggruppare, Ridurre, Riordinare.”


Ad esempio: Raggruppate tutti i vostri libri, selezionate quelli che vorreste tenere, conservare o vendere/donare, una volta ridotti al minimo riposizionateli nei vostri spazi come più vi aggrada, dando maggior valore a quello che avete intenzione di leggere nel prossimo periodo.


Questa regola può essere messa in pratica con ogni cosa e in ogni ambito.


Vale per valorizzare il vostro abbigliamento, i vostri documenti, cosmetici, oggetti, profili digitali, foto e così via.


E’ un continuo progredire!


A distanza di quasi un anno dal primo giorno in cui ho sentito parlare di minimalismo come stile di vita, sono ancora lontana da quello che vorrei fosse il mio “ideale”, ma posso sicuramente affermare di aver fatto tanti passi in avanti.


Ad ogni aspetto della vita approccio desiderando il minimo, ma valorizzandolo e selenzionando in ogni momento disponibile tutti i miei averi con criticità, stando però attenta a ciò che di nuovo ne entra a far parte.


Solo una minima parte degli oggetti fisici verrà gettata, tutto il resto sarà donato ad affetti o ad estranei, venduto quando ce n’è la possibilità, o semplicemente ,nell’incertezza, archiviato in uno scatolo per poi essere visionato e valutato in un momento migliore.


Ciò crea spazio nella mia vita, in un modo sostenibile e circolare, rendendo maggiormente gestibile e consapevole i miei nuovi acquisti, sempre più eco friendly.


Se il nuovo anno me lo concede, tra i miei nuovi propositi vorrei essere sempre più minimal nel materiale, ma sempre più “massimal” nelle esperienze, negli affetti e negli obiettivi!


Che il 2021 sia per tutti noi un anno di rinascita, volgendo ad una nuova direzione, lasciando andare tutti gli strascichi del passato!

Auguri a tutti voi

Moda Sostenibile: come ridurre l’impatto ambientale del nostro armadio?

Il mondo e la società di oggi attraverso sconti, saldi ed eventi creati ad hoc ( vedi il Black Friday) in ogni istante ci inducono all’ acquisto.


Quante volte, soprattutto noi donne, abbiamo guardato l’armadio stracolmo, disperandoci e dicendo di “ non avere nulla da metterci” .

Quante volte abbiamo acquistato un capo di abbigliamento a poco prezzo, per uno sconto o per un bel modello e/o colore, indossandolo una sola volta e poi lasciandolo nel fondo dell’armadio, perchè troppo particolare da indossare o scomodo.


Vi siete mai chiesti, come fanno quelle donne ad essere sempre perfette e comode allo stesso tempo?

E se vi dicessi che tutto ciò è alla nostra portata?

Bisogna apportare delle modifiche al nostro modo di acquistare, di organizzare il nostro guardaroba, puntando su capi “basic” e scegliendo le componenti migliori dei nostri capi, ovvero fibre naturali a dispetto di quelle artificiali che contengono plastiche.

Il contatto sulla pelle, la qualità, la comodità e la longevità del capo dipende tanto dalla loro composizione quanto dai metodi di lavaggio più idonei per preservarne la bellezza.

Possiamo accedere a tali capi anche a pochi euro basta saper cercare nel posto giusto.
Di notevole importanza è imparare a leggere le etichette , ma il primo passo per rendere eco-sostenibile il nostro guardaroba è il “Decluttering” del nostro armadio, a tal riguardo per me è stato utilissimo leggere “Il magico potere del riordino” di Marie Kondo, per cui ve lo consiglio.


Alla fine del riordino ci ritroveremo con:
⦁ abiti a cui siamo affezionati e che ci stanno bene, li sentiamo comodi e sono di alta qualità a prescindere dai loro marchi;
⦁ abiti di marche “normali” o “unbranded” cioè senza marche, che non ci danno più felicità, che non ci stanno bene, ma che “era peccato” disfarsene;
⦁ abiti di occasioni speciali o che abbiamo ricevuto in regalo , ma che per anni non abbiamo più avuto occasione di indossare o che non erano nei nostri gusti.
Gli unici che dovremmo tenere dovrebbero essere i primi!
Ma come fare a disfarsi del resto senza sentirsi in colpa e senza gettare cose utili, ma per qualcuno diverso da noi?

Per la mia esperienza personale i più efficienti metodi di smistamento, una volta selezionati i vari gruppi di capi d’abbigliamento, dovranno seguire quest’ordine:

  1. donare degli abiti a possibili amici/e o familiari;
  2. portare gli abiti in buone condizioni ad un mercatino dell’usato per ricavare del denaro;
  3. vendere ciò che da questo è stato scartato su marketplace di facebook o su ebay ;
  4. infine “armadioverde”.

Avendo ancora abiti rimasti invenduti da marketplace ed ebay, feci una ricerca scoprendo questo sito di rivendita di abiti usati, il quale ritira gratuitamente (a domicilio o in un punto di consegna) i nostri abiti. Se questi ultimi sono in buone condizioni li rivende sul portale assegnando al nostro profilo delle stelline che potremmo riutilizzare per nostri futuri acquisti, mentre i capi più usurati vengono donati alla Onlus HUMANA People to People, in modo che nulla venga gettato via.

Da quando ho scoperto armadioverde ho effettuato diversi ritiri ed ordini. Degli abiti che mai avrei pensato di mettere in vendita in modo appropriato sono stati esposti sul sito con vera maestria come mostra la foto qui sotto.

Abiti che ho lasciato andare con un “ritiro” di ArmadioVerde.

In basso vi mostro uno dei miei primi ordini, di cui sono ancora pienamente soddisfatta.

Maglione invernale 100% Lana e Jeans 95% Cotone Jeans.

La possibilità di visionare le misure precise e i materiali di ogni capo per me è stato molto importante, poiché mi ha permesso di ottimizzare le spedizioni diminuendo la probabilità di effettuare resi. Io prediligo fibre naturali: cotone, lana, seta, lino,cuoio, sono tra i miei materiali preferiti, ma per capi sportivi o particolari mi limito a riacquistarli usati in modo da contribuire meno al mercato dei nuovi acquisti, riducendo così il mio impatto ambientale e ,di conseguenza, quello del mio guardaroba, contribuendo inoltre all’economia circolare del “RIUTILIZZO”.

P.S= Nella fase di ricerca ho utilizzato anche altre piattaforme come subito.it, svuotaly o l’app Depop, ma nessuna mi ha entusiasmato.

Armadioverde è quella per me più valida dopo la rivendita diretta o indiretta tramite intermediari come il mercatino dell’usato, il cui unico difetto riscontrato è la mancata certezza che accetti tutto e che tutto venga venduto in tempi rapidi. Ma qualsiasi scelta noi decidiamo di intraprendere, facciamo sia volta alla rivendita, al riutilizzo, al riciclo.

Se iniziamo a vedere i nostri vecchi capi d’abbigliamento come opportunità per ricavare monete, per donare a qualcuno più bisognoso, per aiutare l’ambiente, piuttosto che guardarli come semplici “rifiuti”, credo che il mondo potrà andare in una direzione migliore.

Maurizia