Intraprendere questa scelta di vita è stato impegnativo.
Ho la percezione che anche chi mi è più vicino abbia notato quanti benifici dia questo modo di vivere più consapevole.
Mi hanno osservato da vicino e spesso tratto soddisfazione dal mio modo di organizzare (ad esempio casa), dal recuperare o rendere monetizzabile ciò che era da smaltire, o semplicemente dal creare spazio in un ambiente prima saturo e confusionario.
Nonostante ciò, ancora prevale la resistenza ad emulare un cambiamento positivo, rendendosi partecipi in prima persona.
Ciò è ancora facilmente percepibile anche nel resto della società.
Si banalizza tutto col terminre “riordinare“, nel dire “è la classica moda momentanea” o “si, ho capito i benefici, ma io mi trovo con i prodotti che uso sempre/nel modo in cui faccio sempre”.
La nostra società consumista ha radicato profondamente in noi un veleno: l’immobilità.
Crediamo di fare (acquistare per lo più) ogni giorno cosa nuove, di evolverci, e invece siamo sempre allo stesso punto.
Come semi in una terra troppo usurata, non cresciamo più.
Il terreno è ormai arido.
La pandemia per me è stato il tempo di riposo.
Il tempo di riposo che un contadino concede ad un terreno di riprendersi e tornare fertile.
Molte cose sono rimaste uguali, molte altre invece sono cambiate nel corso di quest’ anno, eppure rendermi conto che “meno è meglio” e con tenacia ricordarmi di applicarlo ogni giorno, è tutt’oggi una delle più grandi sfide di crescita personale della mia vita.
Ho davvero bisogno di? Posso farne a meno? Conto fino a due giorni e mi chiedo, voglio ancora questa cosa? Come posso vivere meglio? Cosa mi serve davvero per dare valore alle mie giornate?
Minimalismo per me è solo in parte, la bella casa arredata, magari in stile scandinavo, con legno e piante da interno.
Per me è aria. L’aria che cambia ogni qualvolta degli oggetti inutili escono in modo “circolare” da casa mia. Quando vanno nelle mani di qualcuno a cui serve davvero, o che ne ha bisogno, o semplicemente donato per un fine culturale o superiore.
E’ passato quasi un anno da questa personale scoperta, ed ancora non posso dire di aver terminato la transizione.
Cambiare punto di vista è più impegnativo che cambiare un mobile d’arredo o il colore di un muro.
Abbiate coraggio di scegliere ciò che vi fa stare bene.
Di dare ciò che non fa parte più della vostra vita a chi ne ha bisogno!
Avendo cura di voi stessi e della natura, ogni singolo giorno, sempre al massimo delle vostre possibilità. Ogni giorno un pò di più.
O almeno provateci!!
Daremo spazio ad un nuovo futuro, con meno cose, o perlomeno giustamente distribuite e faremo più spazio, per noi, per i fiori e per il verde!
Vi lascio qui due link di documentari che vi consiglio:
Al prossimo articolo!