Il mondo e la società di oggi attraverso sconti, saldi ed eventi creati ad hoc ( vedi il Black Friday) in ogni istante ci inducono all’ acquisto.
Quante volte, soprattutto noi donne, abbiamo guardato l’armadio stracolmo, disperandoci e dicendo di “ non avere nulla da metterci” .
Quante volte abbiamo acquistato un capo di abbigliamento a poco prezzo, per uno sconto o per un bel modello e/o colore, indossandolo una sola volta e poi lasciandolo nel fondo dell’armadio, perchè troppo particolare da indossare o scomodo.
Vi siete mai chiesti, come fanno quelle donne ad essere sempre perfette e comode allo stesso tempo?
E se vi dicessi che tutto ciò è alla nostra portata?
Bisogna apportare delle modifiche al nostro modo di acquistare, di organizzare il nostro guardaroba, puntando su capi “basic” e scegliendo le componenti migliori dei nostri capi, ovvero fibre naturali a dispetto di quelle artificiali che contengono plastiche.
Il contatto sulla pelle, la qualità, la comodità e la longevità del capo dipende tanto dalla loro composizione quanto dai metodi di lavaggio più idonei per preservarne la bellezza.
Possiamo accedere a tali capi anche a pochi euro basta saper cercare nel posto giusto.
Di notevole importanza è imparare a leggere le etichette , ma il primo passo per rendere eco-sostenibile il nostro guardaroba è il “Decluttering” del nostro armadio, a tal riguardo per me è stato utilissimo leggere “Il magico potere del riordino” di Marie Kondo, per cui ve lo consiglio.
Alla fine del riordino ci ritroveremo con:
⦁ abiti a cui siamo affezionati e che ci stanno bene, li sentiamo comodi e sono di alta qualità a prescindere dai loro marchi;
⦁ abiti di marche “normali” o “unbranded” cioè senza marche, che non ci danno più felicità, che non ci stanno bene, ma che “era peccato” disfarsene;
⦁ abiti di occasioni speciali o che abbiamo ricevuto in regalo , ma che per anni non abbiamo più avuto occasione di indossare o che non erano nei nostri gusti.
Gli unici che dovremmo tenere dovrebbero essere i primi!
Ma come fare a disfarsi del resto senza sentirsi in colpa e senza gettare cose utili, ma per qualcuno diverso da noi?
Per la mia esperienza personale i più efficienti metodi di smistamento, una volta selezionati i vari gruppi di capi d’abbigliamento, dovranno seguire quest’ordine:
- donare degli abiti a possibili amici/e o familiari;
- portare gli abiti in buone condizioni ad un mercatino dell’usato per ricavare del denaro;
- vendere ciò che da questo è stato scartato su marketplace di facebook o su ebay ;
- infine “armadioverde”.
Avendo ancora abiti rimasti invenduti da marketplace ed ebay, feci una ricerca scoprendo questo sito di rivendita di abiti usati, il quale ritira gratuitamente (a domicilio o in un punto di consegna) i nostri abiti. Se questi ultimi sono in buone condizioni li rivende sul portale assegnando al nostro profilo delle stelline che potremmo riutilizzare per nostri futuri acquisti, mentre i capi più usurati vengono donati alla Onlus HUMANA People to People, in modo che nulla venga gettato via.
Da quando ho scoperto armadioverde ho effettuato diversi ritiri ed ordini. Degli abiti che mai avrei pensato di mettere in vendita in modo appropriato sono stati esposti sul sito con vera maestria come mostra la foto qui sotto.

In basso vi mostro uno dei miei primi ordini, di cui sono ancora pienamente soddisfatta.

La possibilità di visionare le misure precise e i materiali di ogni capo per me è stato molto importante, poiché mi ha permesso di ottimizzare le spedizioni diminuendo la probabilità di effettuare resi. Io prediligo fibre naturali: cotone, lana, seta, lino,cuoio, sono tra i miei materiali preferiti, ma per capi sportivi o particolari mi limito a riacquistarli usati in modo da contribuire meno al mercato dei nuovi acquisti, riducendo così il mio impatto ambientale e ,di conseguenza, quello del mio guardaroba, contribuendo inoltre all’economia circolare del “RIUTILIZZO”.
P.S= Nella fase di ricerca ho utilizzato anche altre piattaforme come subito.it, svuotaly o l’app Depop, ma nessuna mi ha entusiasmato.
Armadioverde è quella per me più valida dopo la rivendita diretta o indiretta tramite intermediari come il mercatino dell’usato, il cui unico difetto riscontrato è la mancata certezza che accetti tutto e che tutto venga venduto in tempi rapidi. Ma qualsiasi scelta noi decidiamo di intraprendere, facciamo sia volta alla rivendita, al riutilizzo, al riciclo.
Se iniziamo a vedere i nostri vecchi capi d’abbigliamento come opportunità per ricavare monete, per donare a qualcuno più bisognoso, per aiutare l’ambiente, piuttosto che guardarli come semplici “rifiuti”, credo che il mondo potrà andare in una direzione migliore.
Maurizia